venerdì 2 marzo 2007

Il farmaco è un diritto di tutti gli uomini

Volevo solo aggiungere un commento al post di Selma.
Perchè non tutti si rendono conto di come il brevetto farmaceutico può essere una pericolosa arma a doppio taglio.
Da un lato, potrebbe sembrare giusto proteggere qualsiasi tua creazione dell'ingegno con uno strumento legislativo apposito, per evitare che chicchessia te la possa rubare e guadagnarci al tuo posto. Già, perchè alla fine il brevetto ti consente di fare proprio questo: guadagnare sul tuo trovato, specularci, sfruttarlo economicamente; l'unica differenza è che lo fa fare solo a te perchè tu sei l'unico e il solo creatore e impedisce a terzi estranei alla faccenda di potersene appropriare senza ritegno e permesso. Potrebbe sembrare giusto,no?
Quello che non è assolutamente giusto è usare il brevetto per i medicinali, i quali sono stati classificati tra le specie brevettabili come trovati industriali e quindi godono di una protezione brevettuale di 20 anni.Ma quel che è peggio è che per i farmaci si possono chiedere tutti i tipi disponibili di brevetto: d'uso, di prodotto e di procedimento. E non è finita qui: il Regolamento CEE 1768/92 che legalizza a livello europeo il Certificato di Protezione Supplementare, è stato creato appositamente da e per le industrie farmaceutiche brevettatrici che, a causa dei tempi di A.I.C. a volte troppo lunghi, non riuscivano a guadagnarci bene, le poverine, e allora che si fa? Si fa il CPS, così la protezione brevettuale vale 5 anni di più.
Perchè non è giusto il brevetto farmaceutico?
Perchè il concetto di farmaco è praticamente l'esatto contrario di quello di brevetto. La nostra etica sostiene che "Il farmaco sia un BENE COMUNE per TUTTA l'umanità". E' contro la nostra morale ingabbiare un bene comune in una protezione brevettuale che di fatto il farmaco lo fa sfruttare solo a chi lo ha inventato e lo fa usare solo da chi lo può pagare. Sì, perchè quelli che non lo possono pagare sono fatti fuori, non possono comprarlo, non possono usarlo.
Ed è così che il terzo mondo muore. E le industrie farmaceutiche non si fanno scrupoli di coscienza.
Io sono laureata in CTF. Lavorare in un laboratorio di un'industria farmaceutica, partecipare all'invenzione di un nuovo farmaco, è il mio sogno nel cassetto.
La ricerca è una bella cosa, ma se, per colpa di qualche multinazionale senza scrupoli, diventa strumento di morte per il suo solo guadagno, allora io non ci sto.
E questo voglio che lo sappiano tutti.

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